LE CONGREGAZIONI RELIGIOSE A BUSSOLENGO.
PREMESSA
Gli articoli che seguono, sono stati redatti grazie a riferimenti specifici ricavati principalmente da “Bussolengo Prima Pagina”, giornale locale mensile prima e, in seguito, trimestrale fino alla chiusura.
Sono stati consultati anche: “Bussolengo, Appunti Monografici” di Mons. Angelo Bacilieri, “Bussolengo” di Mario Franzosi, “Bussolengo – Immagini di Storia” del Comune di Bussolengo.
L'iniziativa di “rinfrescare” la memoria degli indigeni su un passato da non dimenticare nasce dalla volontà di tramandare, alle generazioni future, il patrimonio di cui noi siamo custodi oggi.
L'autore
INTRODUZIONE
Secolo XIII, Napoleone I. Al primo si fa risalire il periodo in cui appaiono le Congregazioni religiose a Bussolengo (approdano nel nostro paese i Disciplini), al secondo è imputata la causa della loro fine: le leggi napoleoniche impongono alla Congregazione dei Frati Minori Francescani di chiudere e di lasciare Bussolengo.
Un allontanamento, quello delle Congregazioni, che dura poco: lo sviluppo religioso della comunità non si ferma. Agli avvicendamenti storici in continua evoluzione, si affianca la tenacia di un prete, bussolenghese di nascita, Giuseppe TURRI.
Grazie a lui, a Bussolengo ricompaiono Ordini, Congregazioni e Confraternite di vario tipo ( i Padri Redentoristi, le Suore Ancelle della Carità, i Figli di Maria Immacolata).
E, a seguire, le Suore della Nigrizia, le Suore di Maria Bambina, le Suore della Sacra Famiglia alle quali spetta il titolo di “ultima testimonianza” di suore “operative” nella nostra comunità.
Una folta rappresentanza di persone consacrate che, donandosi con dedizione alla comunità ospitante, ha contribuito al progresso evolutivo, economico e sociale di Bussolengo.
CONFRATERNITA DEI DISCIPLINI (1300 - 1806)
Chi si trova a passare per il cortile dell'anagrafe del Comune di Bussolengo, può notare ancora oggi quanto rimane della Chiesa dei Disciplini.
Era la sede della Confraternita dei Disciplini (per alcuni, Disciplinati), una congregazione facente parte di un movimento religioso partito da Perugia e diffusosi, grazie all'impulso del beato Raniero Fasani, nel centro e nel settentrione della Penisola intorno al 1260.
Un movimento, composta da laici, che nella mortificazione del corpo trovavano la propria santità ponendosi quale esempio per gli altri.
La loro struttura gerarchica consisteva in un priore, un sottopriore, un segretario, un esattore, due infermieri e un sagrestano. Tutte cariche che venivano conferite con cadenza annuale.
La loro divisa consisteva in un saio di grezza tela nera con cappuccio e bavero, cinto da un cordone francescano cui erano appesi cinque catenelle.
Con questa divisa, il Giovedì Santo, visitavano le chiese di Bussolengo (all'incirca 15) prima di finire il loro pellegrinaggio nella loro chiesa. Una lunga processione durante la quale i Disciplini si flagellavano, pregando e meditando sulla Passione di Gesù.
Le poche “Regole” che avevano, seguite scrupolosamente, puntavano essenzialmente a portare aiuto agli ammalati, ai poveri, ad accompagnare a sepoltura i confratelli e a pregare per essi con Uffici e Messe.
Riconosciuti canonicamente (1391) dal Vescovo di Verona, Mons. Giacomo De Rossi, i Disciplini ottengono il compito di prendersi cura delle chiese e di costruire dei locali da adibire ad ospedale.
Grazie ad una donazione di un certo Gerolamo, l'ospedale più tardi viene “allargato” tanto da consentire di separare i degenti maschi dalle donne.
Nel tempo la confraternita diventa ricca e potente tanto da preoccupare le autorità ecclesiastiche che, oltre a tenerla sotto stretta “sorveglianza”, cercarono di limitarne il potere integrando lo statuto di nuove regole e imponendo su di loro l'autorità del Parroco e il controllo del Vescovo.
Con l'avvento di Napoleone Bonaparte, i Disciplini nel 1806 sono costretti a sciogliersi.
FRATI MINORI OSSERVANTI DI S. FRANCESCO (1596 – 1805)
Nella zona ora occupata dal santuario dei Padri Redentoristi erano le chiese di San Francesco (già di San Mario, di San Zeno e San Valentino) e di S. Michele, affidate ai P. P. Minori Osservanti (1474). Queste chiese furono dette “alla Bastia”, causa la vicinanza di fortificazioni costruite in zona Ospedale Orlandi.
La cronaca di quei giorni parla della presenza in Bussolengo di un predicatore dell'Ordine dei Padri Minori Cappuccini - certo Fra' Ambrogio da Negrar – dalla grande eloquenza.
Il successo delle sue prediche fu tale da spingere la popolazione a chiedere l'istituzione di un convento francescano che, a seguito di un plebiscito, fu deciso di affidare ai Frati Minori Osservanti di S. Francesco.
Soppresso nel 1805 (Decreto Napoleonico n. 8, del 8 luglio 1805, art. 57), il convento passa di proprietà dello Stato Francese e, in seguito, dell'impero Austro-Ungarico.
Riacquistato da Don Giuseppe Turri, visti inutili i tentativi di riportare i Frati a Bussolengo, il convento fu affidato alla congregazione del SS. Redentore fondata da S. Alfonso Maria de Liguori.
La chiesa di S. Michele “alla Bastia”, una volta sconsacrata, fu adibita nel tempo quale camera mortuaria, magazzino del convento ed infine, in questi ultimi anni, sede della Associazione Alpini.
Della presenza di questi Padri Minori Osservanti, testimonianza è conservata nelle lunette del chiostro del convento dei Padri Redentoristi.
SUORE ANCELLE DELLA CARITA' (1855 – 1971)
Nate a Brescia per opera di Maria Paola Di Rosa, le Suore Ancelle della Carità giungono a Bussolengo il 7 novembre 1855 per prendersi cura dell'educazione delle ragazze del paese.
Il loro avvento lo si deve al sacerdote Don Giuseppe Turri che per il loro mantenimento cede parte delle sue proprietà.
L'impegno di queste suore, che si svolse fino al 1925 presso la loro casa-convento (non esistevano scuole pubbliche), non si limitò soltanto ad occuparsi dell'istruzione delle ragazze, ma nel contempo parteciparono alla direzione dell'Ospedale Orlandi (1881), furono istitutrici nell'Asilo infantile voluto dal parroco Mons. Angelo Bacilieri, prestarono la loro opera presso una casa di riposo per anziani voluta da Emilio Danese ed infine, fondato presso il convento un orfanotrofio per ragazze, si presero cura delle loro ospiti.
L'attività delle Suore Ancelle della Carità ha influenzato la vita di Bussolengo in quanto tranquillamente si può affermare che la maggior parte delle nostre donne con oltre 50 anni hanno ricevuto buona parte della loro educazione dalle Suore Ancelle.
La storia di queste suore in mezzo alla nostra comunità termina il 15 settembre 1971, causa la crisi vocazionale femminile.

I FIGLI DI MARIA IMMACOLATA (1855 - 1908)
Oltre al principale scopo di educare cristianamente i ragazzi abbandonati e ad ammaestrarli all'apprendistato delle arti comuni, questa congregazione, nata a Brescia nel 1847 per opera di Ludovico Pavoni e composta da sacerdoti e laici, si dedicò anche all'assistenza dei sordomuti seguendo il metodo orale sperimentato con successo da Antonio Provolo a Verona.
Durante le negative vicissitudini legate alla morte del fondatore, don Luigi Dossi abbandona la congregazione con un gruppo di confratelli e aderisce alla richiesta di collaborazione di don Giuseppe Turri impegnato nell'apertura di una casa per “discoli-derelitti”.
Don Dossi approda a Bussolengo nel 1858 con in tasca il riconoscimento alla Congregazione di < Casa Madre di Bussolengo> da parte del Vescovo di Verona.
I Figli di Maria Immacolata (detti anche Pavoniani) prendono possesso di una struttura (ancora visibile, all'inizio del paese sulla destra per chi arriva da Verona) acquistata da don Turri e ospitano gratuitamente, come da accordi con don Turri, le autorità civili e di polizia, otto ragazzi.
Nel 1874 la casa madre di Brescia chiude, ma, grazie al nucleo di Bussolengo ormai allargatosi a Verona, Vicenza e nel Trentino, i Figli di Maria Immacolata possono continuare la propria attività fino a quando le vuote casse del nascente Regno d'Italia decidono di rimpinguarsi sopprimendo tutti gli ordini religiosi incamerandone i beni (1866).
Segue un periodo di persecuzione e di esilio. I “nostri” Pavoniani decidono di trasferirsi ad Ala (ancora austriaca) trovando così un periodo di serenità.
Il forte desiderio di tornare a Bussolengo si concretizza nel 1880 anno in cui i Pavoniani riprendono possesso della casa.
Malgrado un periodo di alti e bassi, causa la durezza della vita di campagna, i Figli di Maria Immacolata non demordono: per l'irrigazione dei loro orti e l'abbeveraggio degli animali, costruiscono un pozzo profondo 60 metri, comprano appezzamenti di terreno confinanti e la tenuta di San Francesco al Marano (1881).
La casa che era stata dei “discoli-derelitti” nel 1887 viene venduta, l'introito e il personale viene confluito nella nuova sede dove viene aperto l'Istituto Agrario.
Da atti del Capitolo Generale, risulta che alla data del 1903 la Congregazione è presente e radicata in tante zone (Monza, Milano, Trieste, Bussolengo, Soncino, Trento, Pavia).
I Figli di Maria Immacolata, che il 9 settembre 1882 ottengono dal Papa Leone XIII l'approvazione canonica pontificia, perdono la loro funzione canonica legata alla Curia di Verona.
La vendita della casa di San Francesco al Marano in Bussolengo (1906), provoca la fine dei rapporti dei Pavoniani con il paese.
CONGREGAZIONE DEL SS. REDENTORE (1857 fino ad oggi )
Nata a Salerno nel 1732 grazie ad Alfonso Maria De Liguori, questa Congregazione ha quale scopo primario quello di portare le missioni al popolo.
Un compito di “sveglia” nell'apparato ecclesiastico che, legato ai propri privilegi, risulta assente nella ricerca dell'uomo nel suo ambiente.
Come per altre congregazioni, anche con questa è sempre don Giuseppe Turri a prendere contatti.
Le trattative per portare la Congregazione del SS. Redentore a Bussolengo, iniziano nel 1818 ed è a Vienna (essendo in questo periodo il Veneto territorio austriaco) che il sacerdote si rivolge per ottenere l'autorizzazione ad avere i Redentoristi a Bussolengo.
Grazie al loro spirito sociale di apertura verso il popolo, s'impegnano per la costruzione dell'ospedale “Orlandi” risultando, per quasi cent'anni, presenti nel consiglio di amministrazione.
Anche i Redentoristi incappano nella chiusura forzata causa le leggi del Regno d'Italia nel 1867, ma solo per pochi anni.
Rientrati in possesso della sede, portano il culto della Madonna del Perpetuo Soccorso.
All'attività missionaria, nel 1911 la Congregazione inizia un'attività formativa per i ragazzi aprendo una sede a Pesina vicino Caprino.
Dopo una attività di 11 anni, il seminario viene trasferito a Bussolengo. Negli anni gli alunni aumentano di numero passando da 5 a 20 (1929) e tali rimangono fino al 1950 quando, dopo aver acquistato i locali dell'ex convento francescano, si provvede ad un ammodernamento per dar vita alla scuola missionaria.
Intanto (1962) la chiesa si arricchisce di due navate laterali, l'interno viene reso “più” Santuario della Madonna del Perpetuo Soccorso.
La mancanza di vocazioni, porta alla chiusura la scuola-collegio (1975), ma non all'inutilizzo dei locali che continuano a vivere ospitando altre varie attività.
La Congregazione dei Padri Redentoristi oggi è presente in 65 nazioni e conta più di 6000 religiosi.
A Bussolengo, alternativamente, si curano della chiesa, si dedicano alla predicazione e alla confessione nelle varie parrocchie.
PICCOLE SUORE DELLA SACRA FAMIGLIA (1920 fino ad oggi)
“Benedeto, se nisun ve da le suore, fevele vu come le volì”.
Con queste parole il Vescovo Bartolomeo Bacilieri, ausiliare del Cardinale Luigi di Canossa, spinge il Beato Giuseppe Nascimbeni - parroco di Castelletto - a fondare la congregazione delle Piccole Suore della Sacra Famiglia.
A questa congregazione si rivolge Mons. Angelo Bacilieri, fratello del citato Vescovo, per ottenere tre suore (“...delle quali una fornita della patente di maestra...”) quali istitutrici nell'asilo infantile di Bussolengo.
La presenza di queste suore dal 1920 contribuì a far conoscere lo spirito della congregazione (nata nel 1892) chiamata principalmente a “diffondere il fuoco della carità”.
Le Piccole Suore della Sacra Famiglia, si distinguono per impegno nel campo dell'educazione, dell'accoglienza, dell'assistenza e si prodigano nell'alleviare le sofferenze dei fratelli con spirito di amore e di carità.
SUORE DI MARIA BAMBINA (1922 - 1969)
L'attività di queste suore a Bussolengo inizia nel 1922 nella casa dei “discoli-derelitti” per curarsi della residenza estiva di un gruppo di <pericolanti>, ragazze assegnate all'Istituto S. Silvestro di Verona.
L'Istituto di queste Suore di Carità, comunemente chiamate “Suore di Maria Bambina”, fu fondato il 21 novembre 1832 a Lovere (BG) da Bartolomea Capitanio per attivare un ordine votato alle opere di misericordia.
Seguendo la loro linea di carità, prestarono la loro opera presso l'Istituto San Silvestro di Verona nato nel 1864 per assistere le ragazze che volontariamente decidevano di cambiar vita.
Questo istituto prese ad ospitare “rieducande”, orfane e ragazze in difficoltà.
I contatti con la comunità di Bussolengo sono inesistenti sia per la particolare attività delle Suore di Maria Bambina sia per la posizione appartata della loro casa.
Permutata questa residenza estiva con altra sulle Torricelle di Verona, la casa chiuse i battenti e le suore abbandonarono Bussolengo senza farvi più ritorno (1969).
Lo stabile, in disfacimento, mostra ancora le imposte con una strana chiusura manovrabile dall'esterno.
DON GIUSEPPE TURRI (1790 – 1863)
Più che con la “sua” storia, di Don Giuseppe Turri si deve parlare delle “sue” date, se vogliamo meglio comprendere e valutare il grandioso lavoro fatto da questo figlio di Bussolengo durante un periodo storico non certo facile visto che comprende (quasi) tutto il periodo risorgimentale italiano.
Nato nel 1790, compiuti gli studi canonici, diventa predicatore senza cura di anime. Viaggia molto in Italia e all'estero.
Nel 1807 riesce a riaprire al culto la chiesa di San Valentino, dichiarandola sussidiaria alla chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore.
Acquistata dal demanio austriaco la chiesa di San Francesco (1816), inizia una trattativa personale per portare i Redentoristi a Bussolengo. La soluzione positiva va in porto nel 1857.
Nel frattempo il nostro prete riesce a mettere a segno altre due importanti colpi: nel 1853 invita i Figli di Maria Immacolata ad occuparsi della futura casa-ospizio di Bussolengo; nel 1855 i Pavoniani prendono possesso della casa.
L'infaticabile attività di questo Don, si chiude il 3 luglio 1863: ospite dei Padri Redentoristi, muore semi cieco e quasi dimenticato.