Perché è importante comprendere come le testimonianze della cristianità e della devozione, in passato più che oggi, siano state intimamente legate alle vicende quotidiane di una comunità. E Bussolengo non fa eccezione, anzi.
Una vita durissima, dunque, sempre sulla difensiva nei confronti di eventi alla presenza dei quali l'uomo si sentiva piccolo, inerme, in balia della sorte. La risorsa fondamentale che dava la spinta per superare ogni tipo cli disgrazia, e per non lasciarsi travolgere dalle avversità, era la fede in Dio. Era una fede che chiedeva aiuto anche pratico nell'esistenza quotidiana, e che si esplicitava, si naturalmente, nell'edificazione di simboli visivi legati ai santi, ognuno di essi a loro volta assimilati a determinati campi d'azione. Il tutto amplificato, a livello di tali testimonianze, dal fatto che Bussolengo era collocato in una posizione logisticamente molto importante, e quindi territorio di passaggio di viandanti, pellegrini, soldati.
Il tutto per far capire come Bussolengo, data la sua posizione, fosse luogo naturalmente deputato alle testimonianze ed ai luoghi di culto. San Valentino, accanto ad altre chiese (San Salvar, San Francesco dei Padri Redentoristi, San Michele all'Adige) di Bussolengo, trova in tali presupposti "geografici" la sua motivazione precipua.
Mentre esercitava il proprio vescovado in Umbria, tre giovani greci, Procolo, Efebio e Apollonio, si recarono a Roma, per studi latini, a prender lezioni da un celebrato maestro, Cratone, che li ospitò nella propria casa. In quel periodo, il figlio di Cratone, Cheremone, si era ammalato di un morbo che ne stava deformando progressivamente tutto il corpo, e che nessun medico di Roma riusciva a guarire. Si venne a sapere, da un soldato romano, che un male simile era stato guarito da Valentino, vescovo di Terni.
Cratone allora lo fece chiamare, offrendogli qualsiasi ricchezza se avesse fatto guarire il figlio. Valentino rispose che avrebbe accettato se quelle ricchezze fossero invece state donate a poveri, e se Cratone si fosse convertito al Cristianesimo. Non solo Cratone, ma anche i suoi tre allievi greci si fecero battezzare, e Valentino, tramite una gran luce che improvvisamente invase la stanza del degente, guarì il figlio malato. La fama si sparse, molti romani si convertirono, tra cui Abbondio, figlio del prefetto della città. A questo punto il vescovo Valentino era assurto a intollerabile minaccia per la Roma pagana e fu proprio il padre di Abbondio, Placido, a farlo decapitare.
Una storia, questa, che si può ricostruire anche dai dipinti sulle mura interne ed esterne della chiesa.
Un culto sentitissimo, quello di San Valentino lo abbiamo già detto: basti pensare che un tempo ben tre chiese, a Bussolengo, portavano questo nome: San Valentino "antica", cioè l'attuale, quella che poi divenne Santa Maria della Disciplina, e quella, allora chiamata San Valentino "nuovo", poi ribattezzata San Francesco.
L'attuale San Valentino fiorì in tutto il suo splendore all'inizio del XV° secolo, quando venne restaurata dalla Congregazione dei Disciplinati, meglio conosciuti come Flagellanti. Un nome che evoca la religiosità più dura e cupa dell'epoca medievale; la "cifra stilistica" di quest'ordine era appunto costituita dalle violente penitenze corporali cui i suoi adepti si sottoponevano. Ma al di là degli impressionanti atti di autoflagellazione, delle lugubri processioni nelle campagne a suon di inni e salmi penitenziali invocanti la misericordia divina contro la tristezza dei tempi, i Disciplinati furono anche protagonisti di un movimento apportatore di molti benefici: assistevano i poveri, gli ammalati, viandanti, ed avevano una particolare
Furono loro ad interessarsi, a Bussolengo, perché vicino a san Valentino, sulla Crosara, sorgesse un ospedale, e furono loro, appunto, a fare della chiesa di san Valentino luogo di culto preferito e quindi meritevole di attenzione anche dal punto di vista estetico. In quest'epoca, infatti, venne posta all'interno della chiesa la bella statua lignea di San Valentino, e vennero avviati quei lavori di decorazione, che sarebbero proseguiti fino al 1806, anno in cui la Congregazione dei Disciplinati fu sospesa; tra il XVII° e il XVIII° secolo, ad esempio, la chiesa venne elevata, fu modificata l'abside e vennero aggiunti tre altari, venne edificato il campanile (allora con una cupola caduta all'inizio di questo secolo e mai più ricostruita), realizzata la cantoria, tuttora presente ma impraticabile per la marcitura del legno. Nel porticato, restituito alla vista dopo il restauro di vent'anni orsono, sono presenti affreschi da molti attribuiti ai pittori Domenico e Francesco Morone, vissuti tra il '400 e il '500. Ma è l'interno di san Valentino che è più ricco di elementi artistici interessanti.
Tra le decorazioni della cantoria, ad esempio, vi sono affreschi, peraltro molto deturpati, che ricordano alcuni miracoli di san Valentino, tra cui quello di aver protetto Bussolengo, nel 1711, dall'afta epizootica che provocò una moria di bestie a causa del passaggio di alcuni buoi già malati provenienti dalla Dalmazia.
Fu in quel periodo, tra l'altro, che vennero gettate le basi per la Fiera di San Valentino.
Sulla parete di destra, spicca all'occhio del visitatore la scena del santo sepolcro, ospitata in un locale a volta: è un insieme di otto statue lignee di grande espressività, di grande pietas, il Cristo morto è attorniato da varie figure tra cui la Madonna svenuta, la Maria Maddalena piangente, Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea in ginocchio, san Giovanni. Il sepolcro è sovrastato da un dipinto decorativo del '600, raffigurante angeli ed evangelisti. E da questo punto, per tutta la lunghezza della chiesa, scorrono due fasce di dipinti con scene e personaggi santi. I dipinti della fascia superiore, molto belli e databili al XV° secolo, sono attribuiti ad un anonimo "Maestro di Bussolengo". Tra i tanti santi raffigurati all'interno della chiesa, va ricordato un San Valentino, nella sua classica immagine pastorale, che si attribuisce invece a Francesco Morone, riconosciuto autore di un simile dipinto nel convento di San Bernardino a Verona.
Altro dipinto importante, la Crocefissione nell'atrio sud della Chiesa, ricavato, nel restauro dell'81, da locali prima adibiti ad abitazione del sagrestano.
L'autore della Crocefissione, databile al XIV°-XV° secolo, dovrebbe essere Giovanni Badile.
Infine, citiamo l'altare della "Madonna dello spasimo", cosiddetta perché nell'atto del pianto, davanti al quale viene posta la statua di San Valentino nei giorni della sua Festa; e una reliquia dello stesso Santo, un braccio che venne donato alla chiesa, nel 1654, da un tale Valentino Corradino, che l'aveva a sua volta ricevuta da un cavaliere di nome Tommaso Candido.
La reliquia viene anch'essa esposta durante la Festa.