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Case stregate e luoghi pericolosi:
La casa matta – Il brol del rato - I casoti.
Non c'è mai stato a Bussolengo un uomo a cui sorridesse la prospettiva di andare a vivere con la famiglia in quella casa che si trovava un tempo dove oggi si vede lo stabilimento «Maria Pia», vicino a ciò che rimane del cinema Capitol. Era una grande casa di campagna come se ne vedevano tante in giro, ma la popolazione l'aveva battezzata «la casa matta» e le uniche persone che veramente attirava erano i curiosi, gli amanti del mistero, i bambini che volevano dar prova di coraggio. Era una casa matta perché si diceva che lì vivevano i fantasmi e c'era chi giurava di aver visto uscire delle strane figure dalle mura dell'edificio.
Pare che qualcuno, con la passione della burla, abbia contribuito a rafforzarne la fama mettendo nei dintorni delle grosse angurie vuote con occhi e boccacce spalancate e con tanto di candele accese dentro. La gente, se poteva, girava al largo e cambiava strada.
Proseguendo verso il cimitero, si incontrava ad un certo punto il «brol del rato», un orto di una certa dimensione lasciato incolto. Guai ad avventurarsi dentro perché lì si nascondeva un grande pericolo. Il fatto che non si precisasse il tipo di pericolo rendeva il luogo ancor più sinistro; già il nome, comunque, lasciava intuire da quale tipo di esseri era abitualmente frequentato. Peccato invece che anche il muschio trovasse il «brol del rato» assai accogliente; peccato per i bambini che in dicembre uscivano di casa alla ricerca del prezioso vegetale per fare l'erba al presepio; peccato perché avevano promesso ai genitori che mai e poi mai avrebbero messo piede nel «brol del rato».
Se ci si spingeva poi in aperta campagna, il pericolo e il mistero si nascondevano dentro i «casoti», quelle baracche e casupole solitarie che vengono costruite nei campi per riporre gli attrezzi e per trovare riparo nei momenti d'emergenza.
Vuoi perché erano isolati, vuoi perché avevano una qualche singolare attrattiva, i «casoti» erano abitati, e tutti ne erano al corrente, dal fantomatico «uomo-gorilla» che sicuramente non doveva essere una gran bellezza: quel che non è chiaro è se un unico uomo-gorilla prendesse alloggio, a turno, in ogni casoto della zona o se ogni casoto avesse il suo esclusivo, pelosissimo inquilino.
Alcuni ritengono che la nascita della figura dell'uomo gorilla sia legata alla prima versione cinematografica (1933) di King Kong, «il gigantesco gorilla alto una quindicina di metri che viveva in un'isola piena di animali preistorici e che ha suggestionato milioni di spettatori dagli schermi di tutto il mondo».
E.Z.