Ultime dal sito

Ottobre 2022

Un documento che cita uno dei tanti incendi generati in Bussolengo dagli Alemanni.

Agosto 2021
È stato l’uomo del sorriso e della partecipazione, volentieri aiutava chiunque volesse fare ricerche.
In ricordo del prof. Elio Bonizzato, nel decimo anniversario della morte 2011-2021.
Marzo 2021
Una grande storia quella della Filanda dei Danese.
Aurelio ce la racconta.
Febbraio 2021
Molti sono stati i Bussolenghesi emigrati negli States, in particolare in Pennsylvania a fare i minatori.
E sempre difficili sono state le loro vite, ma quella di Ferdinando è sicuramente tragica.
22 Giu 2017
Durante la recente Festa di San Valentino il Gruppo Noi ha organizzato una bellissima mostra sulla
Scuola a Bussolengo. Leggi la Storia della Scuola nel nostro paese e la vita di un suo protagonista.
31 Maggio 2017
Per ricordare l'indimenticabile arciprete mons. Angelo Bacilieri riportiamo
l'iscrizione funebre che appare sulla registrazione della sua morte.

BattistaTrevisani
I Trevisani non sono originari di Bussolengo; non so da dove vengano, ma da alcune registrazioni di battesimo dei primi appartenenti alla famiglia nati in paese si deduce che l'antenato Ferruccio di Giovanni Battista si sposò a Cavaion nel 1890.
In un articolo dell'Arena (vedi) si dice che una ricerca, commissionata all'epoca della loro massima espansione economica, avrebbe accertato che i Trevisani sono originari di Musestre (Mestre), accolti nel patriziato veneto nel 1381 e poi confermati nobili dagli austriaci nel 1818. Per esperienza personale, queste ricerche lasciano il tempo che trovano; le informazioni possono essere anche vere, ma che siano proprie della specifica famiglia che le commissiona è di solito tutto da dimostrare.


Quello che è certo è che la famiglia si è saldamente radicata in Bussolengo dando luogo ad uno dei fenomeni più importanti per lo sviluppo del paese: la produzione di scarpe, e che tutto comincia dopo la prima guerra mondiale con Battista Trevisani di Ferruccio e gli altri suoi fratelli Luigi, Sante, Ruggero, Emilio.

Battista (nato nel 1894, non a Bussolengo, e qui morto nel 1975) é caporale nella prima guerra mondiale. Alla fine del conflitto Battista, come tutti i sopravvissuti, viene liquidato con un bonus per la vittoria. Lui, da imprenditore qual è, investe quanto ricevuto in una partita di pellami comperata a Villafranca ed inizia a produrre tomaie per le sgàlmare (gli zoccoli che venivano allora usati dai contadini) raffinando pian piano la sua produzione con scarpe da uomo e da donna.

Inizia l'avventura; Battista e gli intraprendenti fratelli coinvolgono le sorelle nella lavorazione ed aprono la loro prima sede lavorativa in via Mazzini. Ben presto l'attività aumenta ed in conseguenza di ciò viene aperto il primo vero stabilimento in Citella.
Il marchio Trebosso, Trevisani più bosso, pianta simbolo di Bussolengo, fa successo ed induce la ditta a spostare i reparti di taglio e giunteria in via Piorta.
Dunque ben due sedi operative, ed un numero di operai che alla fine degli anni Trenta si aggira e supera gli 80.

Successo industriale, ma anche un'importante base per lo sviluppo di Bussolengo: dal deschetto dei Trevisani, infatti, passano tutti quelli che diventeranno industriali della scarpa negli anni Cinquanta-Sessanta: in primis Piero Vassanelli, che fonderà il Calzaturificio Maria Pia, poi i Piccoli e tanti altri.

La vicenda dei Trevisani si chiuse in un primo tempo nel 1967, dopo circa mezzo secolo di attività. Nel 1969 il figlio di Battista, Alviano, farmacista, che gestiva un magazzino di prodotti farmaceutici a Verona, ritentò l'avventura assieme al cugino Natale Montresor, e questo capitolo durò fino al 1986.
Da qualche anno era iniziato un periodo molto duro per la produzione della scarpa; la forte concorrenza da parte dei Paesi emergenti stava dando colpi mortali a molti imprenditori locali, ed italiani in genere, e per moltissimi di loro divenne impossibile restare sul mercato.

I Trevisani, ma anche, più avanti, il Maria Pia assieme a molti altri calzaturifici di Bussolengo, dovettero chiudere lasciando tutti, però, un forte segno positivo dell'operosità e della imprenditorialità del paese.

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La Provence
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